Intercettazioni: Osce, limita libertà stampa il governo italiano ritiri il ddl Alfano
MONITO DALL’ORGANIZZAZIONE PER LA SICUREZZA E COOPERAZIONE IN EUROPA
Le misure proposte non sono conformi agli standard internazionali
Della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che ha sede a Vienna, fanno parte: Albania, Andorra, Armenia, Austria, Azerbagian, Belgio, Bielorussia, Bosnia e Herzegovina, Bulgaria, Canada, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Federazione Russa, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Kazakistan, Kirghisistan, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Moldova, Monaco, Montenegro, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, San Marino, Santa Sede, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Ungheria, USA, Uzbekistan.
24 giugno 2009, Vienna - Il governo italiano "ritiri" il ddl intercettazioni ora all'esame del Senato perché "limita la libertà di informazione su internet e la libertà di stampa nei procedimenti giudiziari". A chiederlo è il relatore per i media dell'Osce (l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con sede a Vienna) Miklos Haraszti.
Le misure proposte "non corrispondono agli standard internazionali della libertà di stampa", si legge in un comunicato dell'Osce che cita una lettera di Haraszti al presidente del Consiglio italiano, al presidente del Senato e al ministro della giustizia. Approvato l'11 giugno dalla Camera il ddl intercettazioni, spiega l'esponente dell'Osce, prevede "il divieto di divulgazione di informazioni sulle indagini della polizia o dei procedimenti giudiziari nella fase preliminare".
Haraszti critica la riforma perché "non prevede eccezioni anche nel caso in cui le informazioni pubblicate siano di interesse pubblico". "Ciò - osserva - è inammissibile in una democrazia che riconosce il diritto all'informazione dei suoi cittadini".
La lettera inviata a Berlusconi, Schifani e Alfano
“I provvedimenti non rispettano molti standard internazionali per la libertà dei media’’, ha scritto Haraszti nella lettera inviata al presidente del Consiglio dei ministri, al presidente del Senato ed al ministro della Giustizia.
Le nuove misure sulla sicurezza imporrebbero multe fino a 250 mila euro agli internet provider che non blocchino i contenuti che istigano ad atti criminali o li esaltano. La Camera ha votato a maggio di eliminare questa previsione, ma la versione finale deve ancora essere annunciata dal Senato.
Un disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche approvato l’11 giugno dalla Camera vieterebbe la pubblicizzazione di ogni documento relativo ai procedimenti giudiziari o alle indagini di polizia fino alla conclusione delle indagini preliminari. Chi viola la norma rischia il carcere fio a cinque anni.
La bozza non prevede eccezioni per i casi in cui la pubblicazione dell’informazione sarebbe di pubblico interesse - sottolinea Haraszti – ne’ fa differenza tra i funzionari/pubblici ufficiali che fanno filtrare le informazioni e chi le diffonde o pubblica. Queste carenze sono inammissibili in una democrazia che riconosce il diritto dei cittadini di sapere. Haraszti sottolinea inoltre che certe notizie – anche talvolta quelle fatte uscire da pubblici ufficiali – possono giocare un ruolo importante nella lotta contro la corruzione. La trasmissione di queste informazioni non dovrebbe essere punita – osserva – a patto che si sia agito in “buona fede”, vale a dire nell’interesse pubblico”.
Haraszti ha chiesto al Senato di seguire le indicazioni della Camera in merito alla legge sulla sicurezza, e di mettere il disegno di legge sulle intercettazioni in linea con gli impegni Ocse e gli standard europei sulla libertà di espressione.