Fronte del 'No', sciopero e disobbedienza - Allo Jovinelli manifestazione-spettacolo In Galera!
ATTORI, GIORNALISTI, GIURISTI, PARLAMENTARI UNITI CONTRO IL DDL ALFANO
Interventi di Columba, Natale, Palamara. Presenti diversi parlamentari
23 giugno 2009 - Una battaglia intensa che potrebbe culminare con una giornata di sciopero dei giornalisti e con forme massicce di disobbedienza civile: è quella contro il ddl Alfano sulle intercettazioni annunciata dal 'Fronte del No' che unisce attori, uomini di spettacolo, parlamentari, giornalisti, giuristi, avvocati, investigatori. E che vede in prima linea la Federazione nazionale della stampa, l'Ordine nazionale dei giornalisti, l'Unione nazionale cronisti.
L'appuntamento di martedì 23 giugno era al teatro Ambra Jovinelli per assistere alla rappresentazione dal titolo 'In galera! Gli articoli che potremmo non leggere più '. Attori e giornalisti hanno letto articoli e brani tratti da intercettazioni e brogliacci che non potranno più essere né realizzati dalla magistratura né raccontati dalla stampa. Il coordinamento è di Gianni Barbacetto e la regia di Silvano Piccardi. Ricco il parterre con Franco Siddi, segretario della Fnsi, Roberto Natale, presidente Fnsi, Guido Columba presidente dell’Unci, Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, Vincenzo Vita e Felice Casson, senatori del Pd. E ancora Luca Palamara, presidente, e Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm (Associazione Nazionale Magistrati. E poi tanti giornalisti tra cui Antonio Padellaro, Sandro Ruotolo, Liana Milella.
Nell'introduzione allo spettacolo, Guido Columba, presidente dell'Unione Cronisti Italiani, ha spiegato che il decreto sulle intercettazioni non ha lo scopo di proteggere la privacy dei cittadini, ma quello di sottrarre alla magistratura e alle forze di polizia uno strumento indispensabile per la repressione dei reati più gravi e, al contempo, di impedire che l'opinione pubblica possa venire a conoscenza - e quindi farsi una propria, libera opinione - dell'operato degli indagati e dei protagonisti delle più importanti vicende giudiziarie in corso in Italia.
"Non siamo di fronte ad un gossip - ha spiegato dal canto suo Roberto Natale - ma al fatto che ci sono inchieste giudiziarie, basate sulle intercettazioni, che con questo decreto potrebbero essere vanificate, sia nella sostanza dell'inchiesta stessa, sia nella possibilità per i cittadini di conoscere fatti e notizie". Natale ha ricordato l’impegno già messo in campo dalle organizzazioni del giornalismo contro il ddl Alfano e annunciato che si ricorrerà a tutte le armi per impedire che venga approvato definitivamente: dallo sciopero di tutti i giornalisti, al ricorso alla Corte costituzionale, all’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Luca Palamara, presidente della ANM ha spiegato chiaramente : "i concreti indizi di colpevolezza che possono autorizzare l'uso delle intercettazioni sono gli stessi che dovrebbero essere individuati attraverso, appunto, le intercettazioni. Come dire che se già si sa che l'indagato è colpevole del reato, le intercettazioni stesse diventerebbero praticamente inutili".
"Proponiamo - dice Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 - una sorta di obiezione di coscienza sulla stregua dei medici rispetto al giuramento di Ippocrate". Si fa anche largo l'idea di rivolgersi alla Corte Costituzionale, e alla Corte di Strasburgo. "Ma non ci accontentiamo di quello che avverrà - sottolinea Natale - perché intendiamo proclamare una giornata di sciopero dei giornalisti proprio a ridosso del dibattito in aula al Senato esattamente come accadde 2 anni fa contro il ddl Mastella". Natale condanna forme di censura ma anche di autocensura come quelle che, secondo lui, sono state messe in atto in questi ultimi giorni: "la scelta di alcuni tg, con il Tg1 in testa, ha coperto di ridicolo le stesse testate e i tanti professionisti che vi lavorano. Non è possibile tentare di oscurare fatti considerati tali da quotidiani italiani e stranieri, compresi quelli considerati vicini al presidente del Consiglio".
Insomma, si affilano le armi per bloccare un provvedimento giudicato liberticida e anticostituzionale. Giulietti, a nome di Articolo 21, dichiara il proprio impegno per creare un comitato di giuristi e costituzionalisti per sottoporre il caso al tribunale europeo. E secondo Felice Casson ci sono ampi margini: "c'é già la sentenza della Corte di Strasburgo del 25 febbraio 2003 che riaffermò l'importanza straordinaria della stampa e della libertà di espressione. La sentenza riguardava la Francia condannata per aver duramente punito due giornalisti che avevano pubblicato articoli sui servizi segreti all'epoca di Mitterand".
Paolo Butturini, segretario dell’Associazione Stampa Romana, ha lanciato una raccolta di firme sotto un documento che preannuncia la “disobbedienza civile”.