Perugia: seminario dell’Unione Cronisti "Violenza sui minori, spunti di riflessione"
TERZA INIZIATIVA SUI TEMI DEI RAPPORTI SOCIALI ED UMANI
Con Internet è nato un nuovo tipo di violenza, il “grooming"
20 maggio 2009, Perugia - Si è parlato anche di "grooming", un nuovo tipo di violenza su minori perpetrata tramite l'utilizzo di internet, durante il seminario organizzato dall'Ucu (Unione Nazionale Cronisti Italiani) dell'Umbria. Oggi pomeriggio, presso la sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni a Perugia si è parlato di "Violenza sui minori, spunti di riflessione". Il seminario - organizzato con il patrocinio e la collaborazione dell'Associazione stampa umbra, dell'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria e del Consiglio Regionale dell'Umbria - è stato introdotto da Marcello Migliosi, presidente Ucu Umbria.
Nel dibattito sono intervenuti l'avvocato Antonietta Confalonieri, docente di procedura penale comparata presso l'Università di Urbino che ha parlato de "Il panorama internazionale", Giuseppina Arcella, giudice del tribunale dei minorenni con "La tutela in ambito giudiziario", l'avvocato Alessandra Donatelli Castaldo, della sezione umbra Aiaf (Associazione Italiana degli Avvocati della famiglia e per i minori) con "Abuso e violenza, profili giuridici", e Mauro Benedetti, psicologo psicoterapeuta con i "Minorenni vittime e ostaggi delle violenze degli adulti". Ha moderato il seminario Erika Pontini, giornalista de "La Nazione". Molte le autorità presenti all'evento tra cui rappresentanti delle forze armate, delle istituzione e degli avvocati e pubblici ministeri. Il terzo appuntamento organizzato dall'Ucu è stato aperto, come sempre, da Marcello Migliosi che oltre a ringraziare tutti i presenti ha sottolineato l'importanza del parlare dei minori e della loro condizione. Dopo di lui ha preso la parola il presidente del consiglio regionale dell'Umbria, Fabrizio Bracco. "Siamo ben lieti - ha affermato - di ospitare iniziative di questa qualità e con temi significativi. La violenza sui minori e sulle donne è una delle piaghe della nostra società che si riflette nelle relazioni interne ed esterne delle famiglie. E' un tema di grande attualità. Penso che l'iniziativa di oggi possa dare un contributo significativo a chi lavora e si occupa di questo". Erika Pontini, invece, ha introdotto il tema parlando del fatto che i giornalisti da tempo hanno deciso di regolarsi con un codice di autoregolamentazione datato 1990 che tra le sue priorità indica la necessità di non rendere identificabile il minore. "E' sempre più difficile - ha detto - rispettarlo senza non tener fede al diritto di cronaca".
Ad aprire gli interventi è stata Antonietta Confalonieri, docente di procedura penale comparata presso l'Università di Urbino, che ha affermato che i minori sono soggetti sia a subire violenze sia ad assistere a queste ultime. La dottoressa ha analizzato i contesti della violenza e delle forme in cui si presenta: "Le forma di violenza sono diverse - ha detto - da quelle fisiche a quelle dell'abbandono".
Confalonieri ha proseguito parlando de "la convenzione dei diritti del fanciullo" stilata dall'Onu nel 2006 che parte dalla considerazione che si verifica in tutti gli ambienti. "Lo studio del 2006 - ha dichiarato - evidenzia che l'entità del fenomeno è talmente vasta che è impossibile dare delle cifre. Quello che è certo è che nessuna forma di violenza è giustificabile. Quello che è sconvolgente è che l'attività legislativa non viene colmata con le attività di investimento che dovrebbero essere fatte. Lo studio si conclude con 12 raccomandazioni tra cui la più importante è che la violenza va fermata prima che avvenga".
Un punto fondamentale dell'analisi fatta da Confalonieri che ha sottolineato che "i bambini quando subiscono una violenza imparano ad accertarla ed a considerarla normale e quindi, probabilmente, da grande il soggetto diventerà un violento". Considerazioni in seguito alle quali l'Onu ha anche chiesto un commissariato particolare sul tema. Il Ministero delle Pari Opportunità, inoltre, ha anche pensato di costituire un organo per il controllo della pedofilia.
Tra le varie attività seguite dagli organi istituzionali Confalonieri ha accennato anche al progetto "Daphne III" (2007/2013). Si tratta di un programma attuato anche in Umbria per organizzare corsi allo scopo di trattare, prevenire e combattere il problema della violenza. "Dall'altra parte dell'Unione europea - ha detto la docente - c'è in Consiglio d'Europa. Anche qui è nata una serie di attività come quella di Varsavia che si è occupata della tratta degli esseri umani". Da questo insieme di eventi è stata stilata una lista di strategie internazionali che sono applicate anche in Italia.
In primis la protezione dei bambini per poi proseguire con la prevenzione dalla violenza, la persecuzione degli autori, la partecipazione dei bambini. Strategie che sono applicate anche per il triennio compreso tra il 2009/2011 e che parlano di "prestazione, protezione e partecipazione per i bambini in Europa". Il programma, come elencato da Confalonieri, ha due obiettivi. Il primo è quello di cercare di divulgare le norme internazionali mentre il secondo di prendere coscienza della condizione del minore. Fattore importante è che "il minore deve essere ascoltato. Il minore - ha detto ancora la dottoressa - ha diritto ad una vita adeguata".
Ma non è tutto. Altre sono le campagne attivate in favore dei minori. Si tratta di "Alza la mano che è contro la violenza", Zagabria 2008 che lancia il messaggio di abolire le punizioni corporali e promuove un approccio positivo dei rapporti e l'imminente Strasburgo, in programma il prossimo 2 e 3 giugno (dove saranno adottate le linee guida delle strategie che ogni singolo stato dovrà mettere in atto).
Confalonieri, infine, ha parlato di una nuova forma di reato il "grooming" su internet. "E' un po' come lo stalking" ha detto la docente universitaria. "Il pedofilo - ha proseguito - cerca di carpire la fiducia del bambino che viaggia su internet".
Giuseppina Arcella, giudice del tribunale dei minorenni, ha trattato "La tutela in ambito giudiziario". "Da una fase iniziale dove il minore non ha diritti - ha spiegato - si è passati ad una dove non solo gli si riconoscono diritti ma c'è la previsione, in varie norme, che qualora i genitori non potessero provvedere ai figli lo farà lo Stato. Possono intervenire a tutela dei minori tre autorità insieme: il tribunale penale, civile e quello per i minorenni". Quest'ultimo è stato illustrato in maniera più dettagliata da Arcella in quanto è quello "meno" conosciuto anche dagli operatori del settore come i giovani avvocati.
"Il tribunale dei minorenni - ha raccontato - nasce nel 1934. Espande le sue competenze occupandosi dei minori tra i 14 e i 18 anni. Il tribunale sanzione ma, anche quando lo fa, tutela i minori". Giuseppina Arcella ha poi proseguito citando gli articoli 330 e 333 del codice civile sulla patri potestà definendoli intrinseci di "termini vaghi che non hanno una disciplina specifica. Il tribunale per i minorenni consente al giudice di apprendere notizie sul minore, coinvolgere i genitori e poi può portare all'emanazione di provvedimenti temporanei che possono essere di diversa natura, a seconda del caso concreto.
Ciò che viene tutelato è l'interesse dei minori. Nel 2001 sono stati previsti degli interventi più specifici per le violenze familiari. E' stato previsto l'allontanamento non del minore ma del familiare che ha commesso la violenza". A volte può capitare che i tre organi giudiziari si possano accavallare come nel caso più rilevante che è l'abuso sessuale tra i familiari.
"Se questo accade - ha detto ancora Arcella - di questo abuso se ne occupano tre autorità: il pubblico ministero, quello dei minorenni e l'ordinario. In questi casi sorgono problemi pratici come i coinvolgimento dell'Asl , dei servizi sociali.... e tutto questo crea un ulteriore danno per il minore. Si vede subissato di interventi - ha concluso il giudice - che spesso aggravano la situazione e al tribunale dei minorenni non interessa la condanna ma la tutela del minore".
"Abuso e violenza, profili giuridici". E' stato questo l'argomento affrontato dall'avvocato Alessandra Donatelli Castaldo, della sezione umbra Aiaf (Associazione Italiana degli Avvocati della famiglia e per i minori). "Il mondo degli adulti - ha dichiarato - guarda ai bambini come degli oggetti fino a consumarli o a venderli. Di positivo si può dire che la violenza c'è sempre stata ma ora c'è la consapevolezza dell'esistenza del minore. Una vera a propria 'cultura dell'infanzia'. Oggi si cerca di dare una definizione più ampia degli abusi e dei maltrattamenti. Oggi ci sono nuove forme di violenza, molto più gravi che incidono nello sviluppo emozionale e psichico dei bambini. Nell'ordinamento penale italiano manca un settore specifico rivolto alla minore età, la valenza fisica si vede ma manca in sostanza tutto quello che è estensione del concetto di violenza in tutti gli ambiti".
Sotto il termine maltrattamento ci sono più significati: fisico, psicologico (aumenta in maniera proporzionale con la vita di oggi), incuria, discuria, ipercuria, sessuale, abuso istituzionale (la gestione del tempo libero), da parte di persone sconosciute, sessuale a scopo di lucro, da parte di gruppi organizzati. "Non basta - ha proseguito - una corretta classificazione perché è indispensabile che il processo penale che segue non deve ledere ulteriormente i diritti della persona offesa".
Tra gli altri deficit dell'attuale normativa Alessandra Donatelli Castaldo ha messo in evidenza che "non è previsto da nessuna parte se il reato nei confronti di un minore è commesso da un altro minore". Dal codice la legge è intervenuta nelle forme dell'accertamento processuale con una nuova formulazione dell'incidente probatorio e con l'audizione protetta del minore.
"La più importante forma di tutela - ha detto ancora - introdotta è stata la nomina del curatore speciale. Viene effettuata dal pm o da enti che hanno la cura per reati su minore di 14 anni. Nel nostro sistema - ha concluso Alessandra Donatelli Castaldo - la normativa ha una carenza nei confronti della tutela del minore inquietante".
Ha chiuso gli interventi Mauro Benedetti, psicologo e psicoterapeuta, che ha parlato di "Minorenni vittime e ostaggi delle violenze degli adulti". Il professore ha tracciato le situazioni che possono portare il minore a crescere e vivere una situazione di disagio. "Credo - ha dichiarato - che mente e corpo siano un'unica realtà: la patologia psichica ed organica hanno la stessa faccia.
Inizialmente si ha l'idea di concepire un figlio con amore ma può essere sostenuta da altre idee: per consolidare un legame di coppia, per soddisfare aspettative mai realizzate... Il bambino è il capro espiatorio della coppa, esposto alle tensioni della coppia. Quando arriva il divorzio si per sé non crea danni al bambino ma lo fanno le situazioni precedenti. Di solito la separazione fa aumentare la maternità del minore ma è lo scontro tra i genitori che gli crea una divisione interiore ed una lacerazione dell'identità. Tutto dipende anche dall'età del bambino".