La Seconda Giornata della Memoria dei cronisti uccisi Una stampa libera e indipendente è garanzia per tutti
CELEBRATA IL 3 MAGGIO ALL’AUDITORIUM DELLA RAI A NAPOLI
L’intervento del Presidente della Corte Costituzionale Francesco Amirante e dei familiari
di Mariano del Preite
3 maggio 2009 - Giancarlo Siani, condannato a morte dalla camorra per le sue inchieste scomode; Enzo Baldoni, ammazzato in Iraq senza che le sue spoglie siano mai state recuperate; Mario Francese, vittima della mafia corleonese; Italo Toni e Graziella De Palo, scomparsi nel buco nero della guerra in Libano del 1980. Sono solo alcuni dei nomi della lunga lista di operatori dell'informazione uccisi dal terrorismo e dalle mafie ricordati oggi a Napoli, nella seconda giornata nazionale della memoria promossa dall'Unione nazionale cronisti: appuntamento che, annuncia il presidente Guido Columba, continuerà ad essere itinerante, toccando nei prossimi anni tutte le regioni che hanno visto giornalisti pagare un tributo di sangue.
Giornata della memoria, dunque, ma anche occasione per ribadire - come ha fatto il presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante, presente ai lavori - il valore della libertà di informazione: "Una stampa libera e indipendente è garanzia di tutti". L'informazione e la Consulta, "massimo organo di garanzia", si sostengono a vicenda, ha ricordato Amirante: "Non possono esistere organi di garanzia senza una stampa libera e indipendente, e questa è tutelata a sua volta dagli organi di garanzia". Poiché "ciascuno di noi è tanto più autorevole ed efficace quanto meglio svolge il proprio lavoro", l'auspicio del presidente della Consulta è "avere una stampa sempre più professionalmente attrezzata".
Il concetto dell’importanza della libertà di stampa è ripreso dai presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, nei messaggi inviati all'Unci. Una lotta, quella per difendere il diritto-dovere di informare, che si combatte ogni giorno: "Quali che siano i governi - ha detto il segretario nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino - il tentativo di condizionare e limitare la stampa si ripete con sistematicità". "Troppi colleghi - ha ricordato Columba - subiscono intimidazioni e violenze. Troppi sono stati uccisi, in Italia e nel mondo: nessuno aveva la vocazione dell'eroe, ma non si sono accontentati di versioni di comodo e hanno cercato di raccontare la verità".
Nella Giornata napoletana, ospitata dal centro di produzione Rai, alcuni di loro sono stati ricordati attraverso filmati o con le testimonianze di .familiari: Fabio De Palo, Paolo Siani, Alberto Spampinato, Rosita Pecorelli, Aldo Toni, Giulio Francese. Riconoscimenti sono andati a due giovani giornalisti napoletani: Claudio Pappaianni, la cui abitazione è stata perquisita in seguito alla pubblicazione di notizie su una inchiesta relativa a presunte collusioni politica-camorra, e Alessandro Migliaccio, vittima nel dicembre scorso di uno schiaffo dal comandante dei vigili urbani di Napoli. "Le intimidazioni ed i tentativi di limitare la libertà professionale - ha avvertito Columba - non vengono solo dalla criminalità, ma da potenti di ogni genere, dai magistrati che pretendono di regolare i rubinetti della cronaca, da legislatori che cercano di ostacolare la libertà di informazione invece di garantirla".
Giornata della memoria, dunque, ma con lo sguardo più che mai rivolto all'attualità. Il presidente dell'Unci ha citato la battaglia degli organismi professionali contro il ddl Alfano sulle intercettazioni, "tentativo di azzerare la cronaca nera e giudiziaria".
E si è parlato anche della richiesta di sequestro di Fortapasc, il film di Marco Risi su Giancarlo Siani, avanzata da un ex giornalista de Il Mattino che si è ritenuto diffamato dalla rappresentazione di un personaggio a lui riconducibile: Iacopino, assieme ai vertici locali di Ordine e Assostampa, ha auspicato che la richiesta sia ritirata. Di analogo avviso il segretario nazionale dell'Usigrai, Carlo Verna: "Il sequestro impedirebbe la memoria di una grande figura come quella di Giancarlo. Quel film andrebbe piuttosto trasmesso dal servizio pubblico per raggiungere la più ampia platea possibile, come Usigrai cercheremo di raggiungere questo obiettivo".
Una targa è stata consegnata anche a Mario Ricucci, autore di uno dei filmati proposti. Ai lavori hanno preso parte il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, quello dell'Associazione napoletana della stampa, Enzo Colimoro, e Renato Rocco, che guida l'Unione cronisti della Campania. Intervenuti anche il responsabile del centro di produzione Rai, Francesco Pinto, il presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo, il vicecapo del Tg regionale Rai Procolo Mirabella. Lonardo, associandosi a una proposta già avanzata da alcune forze politiche in sede nazionale, si è rivolta al Governo affinché venga istituita per legge una giornata italiana di memoria dei giornalisti uccisi nello svolgimento del loro lavoro.
Lavoro che, per Lonardo, "é una missione, un modo alto di esercitare le virtù civili": ma occorre ricordare sempre "che al centro dell'informazione c'é la persona, con l'esigenza di rispettarne la dignità". Il presidente dell'assemblea regionale, ricordando i cronisti uccisi e ribadendo la vicinanza alle loro famiglie, ha confermato "l'apprezzamento per un lavoro che non concede mai pause e che non ammette compromessi". Per Lonardo "difendere la libertà di stampa significa vigilare sul rispetto della dignità professionale e dei principi contrattuali: tutto ciò si può fare meglio se, nel rispetto dei ruoli, amministratori pubblici ed operatori dell'informazione stringono alleanze chiare e trasparenti".
Il segretario nazionale dell'Ordine è infine ritornato sulla vicenda dello schiaffo dato dal comandante dei vigili urbani al cronista Migliaccio: "Il sindaco di Napoli non è qui con noi, forse per non sentirsi riproporre la domanda che io invece ripeto a lei ed all'assessore Scotti. Mi dissero che il caso avrebbe avuto la risposta che meritava, ma sono trascorsi cinque mesi è l'unica risposta è il tentativo di silenzio. Una vergogna", è il lapidario giudizio di Iacopino.