Stupratore di Genova: Giustizia è fatta per i cronisti
TUTTI ASSOLTI IN APPELLO: HANNO SVOLTO UN’AZIONE SOCIALMENTE UTILE
L’aver pubblicato l’identikit del violentatore non ha costituito alcun reato
10 aprile 2009 - “Giustizia è fatta a Genova per i cronisti”. Ha commentato così l’assoluzione dei sei colleghi del Secolo XIX il Presidente dell’Unci Guido Columba che aveva parlato di “scandalo” per la sentenza di primo grado che li aveva condannati.
I sei, stamani, sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”. Lo ha deciso nel processo di appello il giudice monocratico del tribunale di Genova, Clara Guerello. Nel 2007, in quello che si può ritenere un provvedimento di primo grado cronisti, capiredattori e direttore del giornale erano stati condannati con un decreto penale del Pm, convalidato dal Gip, a una dozzina di giorni di carcere, convertiti in una pena pecuniaria.
Il Secolo XIX, come il Corriere Mercantile, aveva pubblicato l’identikit di quello che è poi stato soprannominato “il maniaco degli ascensori” che tra il 2004 e 2006 aveva aggredito, selvaggiamente picchiato e stuprato quasi una trentina di ragazzine negli androni dei palazzi di tutti i quartieri di Genova. Forze di polizia e magistratura avevano minimizzato il numero degli stupri e la violenza delle aggressioni.
La pubblicazione dell’identikit del maniaco – Edgar Bianchi, arrestato alla fine e condannato in appello a una dozzina di anni di carcere – ha salvato alcune ragazze genovesi dalla violenza perché hanno riconosciuto nell’uomo appostato vicino alle loro abitazioni lo stupratore.
L’Unci ha assegnato ai sei un riconoscimento nell’ambito del Premio Cronista 2008. La sentenza di oggi - commenta Columba che in marzo ha testimoniato a favore di Graziano Cetara, Matteo Indice, Roberto Onofrio, Roberto Pettinaroli, Simone Schiaffino e Lanfranco Vaccari nel processo d’appello – riconosce pienamente il fondamentale ruolo sociale svolto dalla stampa per tenere assieme le basi della convivenza sociale: senza il diritto-dovere di cronaca, esercitato con intelligenza e coraggio da migliaia di cronisti in tutta Italia, la nostra società sarebbe meno civile, meno giusta, meno solidale. Gli articoli scritti dai colleghi hanno anche spronato magistrati e investigatori e abbreviato il periodo che è stato necessario alle indagini per consentire di arrestare lo stupratore.