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Ddl Alfano:Battista vede solo il dito e così non si accorge della Luna

LETTERA  APERTA  DI COLUMBA AL VICEDIRETTORE DEL CORSERA

Il provvedimento non pensa alla   privacy ma a bloccare magistrati e cronisti

2 marzo 2009 - Caro collega,  sono un po’  offeso  dal fatto che nel tuo articolo, pubblicato oggi a pagina 28 del Corsera,  ti rivolgi solo a Fnsi e Ordine per sostenere che la lotta contro il ddl Alfano  ha lo scopo di  poter continuare ad avere “licenza di uccidere” la reputazione  di italiani innocenti e inermi, stracciando ogni limite di riservatezza.       

L’Unci dallo scorso giugno, quando il ddl è  stato presentato, ha fatto il “diavolo a quattro”; personalmente mi sono  sbattuto da un angolo all’altro del Paese per partecipare alle 28 manifestazioni  in piazza, organizzate dai cronisti d’intesa con Associazioni stampa e Ordini  regionali, in cui sono state spiegate ai cittadini le principali insidie  dell’iniziativa del governo. Rivendichiamo, quindi, la nostra parte di critiche  ed offese.

Domani alle 11, in Fnsi, presenteremo un  Quaderno di 224 pagine in cui trenta tra giuristi,  magistrati, avvocati,  giornalisti e investigatori argomentano che il ddl Alfano è “dannoso e inutile”  e indicano che l’unico modo efficace per tutelare i cittadini innocenti e inermi  è evitare che le loro conversazioni finiscano nelle ordinanze dei Gip.  Modifica  all’art. 292 del codice di procedura penale proposta formalmente in un documento  inviato dall’Unci alla Commissione Giustizia della Camera il 28 settembre 2008.

Leggo di frequente i tuoi articoli - anche  se non sempre condivido le tue tesi, comunque sempre interessanti -  perché  scritti in modo pacato e riflessivo. In quello di oggi sei soltanto pacato.

Argomenti soltanto su un tema,  importantissimo come quello della tutela dell’onorabilità degli innocenti, ma  dimentichi che il ddl di questo problema usurpa solo l’etichetta mentre punta a  ben altro.

Per sottolineare i punti  principali:                                                                                       - rendere molto difficoltoso il ricorso alle intercettazioni per magistrati e  polizia                                                                                                                                    - limitare in modo notevole possibilità, validità, durata delle intercettazioni                                                                                                                        - impedire che i giornalisti possano informare sulla ATTIVITA’ (cioè indagini,  interrogatori, ecc.) di magistrati e polizia giudiziaria fino alla udienza  preliminare            - impedire che gli ATTI (cioè documenti, intercettazioni, ecc) siano conosciuti  anche durante e dopo il processo.                                                                                                  - impedire che i cittadini sappiano QUALE MAGISTRATO ha compiuto un errore  madornale, addossando la responsabilità all’intera magistratura.

Mostri,  cioè, di essere vittima anche tu dell’operazione di illusionismo politico messa  sù dal governo per attirare l’attenzione su un tema mentre agisce su un altro.

Guardi, come dice il titolo  di un capitolo del Quaderno, il dito e non ti avvedi della Luna, non sei solo in  questo. Ed è una cosa molto preoccupante.

E’, ad esempio e limitandosi  ai problemi dell’informazione, la questione del carcere ai giornalisti, che  tanto attira l’attenzione anche tua. A me non colpisce molto, che UN  GIORNALISTA, una volta ogni tanto, possa finire in carcere per qualche mese. E’  una cosa certamente negativa e dolorosa, MA NON E’ LA FINE DEL MONDO. Mentre  invece impedire che la TOTALITA’ DEI GIORNALISTI riferisca  SEMPRE L’ATTIVITA’  di magistrati e forze dell’ordine PER ANNI e non POSSA MAI rivelare il contenuto  di alcuni DOCUMENTI,  E’ LA FINE DELLA DEMOCRAZIA. Lo sarebbe stato sempre ma  adesso che siamo nell’ERA DELLA COMUNICAZIONE lo è ancora di più.

Concordo sulle colpe del  giornalismo nei confronti di troppi cittadini, anche se è una cosa che risale ai  tempi di Dreyfus e Girolimoni (l’Unci ha aderito al premio dedicato al suo  risarcimento morale e offrirà un premio) ma ricordiamoci che la pratica ha  illustri precedenti, A partire da Galileo Galilei e Giordano Bruno sottoposti a  processi e condanne brutali e disumane sulla base di dogmi la cui eco nei giorni  scorsi è risuonata nel nostro Paese. Concordo anche sul fatto che troppi  giornalisti si comportano come un gregge secondando la corrente: è il caso dei  titoli strillati dei giorni scorsi favorevoli al “giro di vite” contro “sciopero  selvaggio”. Ricordi la poesia di Bertold Brecht in cui si mostra indifferente  alle persecuzioni contro gay, rom ed ebrei per accorgersi che quando tocca a lui  non c’è più nessuno a protestare ?

Un’ultima osservazione, ero  un giovane cronista quando il collega Tortora fu arrestato su ordine di un  magistrato e  fatto scendere dalla Gazzella  a buona distanza dal portone della  caserma perché i fotografi potessero riprenderlo con le manette. I giornalisti  hanno molte colpe, ma prima di loro ci sono altri – anche in molte altre vicende  – a commettere i primi errori, e non solo quelli.

Mi accorgo di essere troppo  lungo anche se avrei molte altre cose da dire per rispondere alle tue  osservazioni. Se puoi, ti prego di venire domani, dalle 11, in Federazione a  Roma per esporle agli autori del nostro Quaderno. Tra i quali troverai Vittorio  Roidi autore molti anni fa di un libro dal titolo “Coltelli di carta”, molto  duro con gli errori e le nequizie dei giornalisti. Ma che è tra gli autori del  Quaderno, pur continuando a criticare il comportamento dei giornalisti e a  chiedere loro di essere “responsabili”.  Roidi spiega la sua presenza nel  Quaderno perché dice, a chi me ne chiede il motivo dico: “No al bavaglio. La  risposta è semplice. Non servono altre parole di fronte al disegno di legge”.

Cordiali saluti   

                                                                                     Guido  Columba

 

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Quaderno sul Ddl Alfano

 

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Libro Giornata della Memoria