Intercettazioni, Fnsi lancia la mobilitazione generale "Non ci faremo mettere il bavaglio, ddl è un pericolo"
Martedì 3 novembre 2015, alle ore 11, conferenza stampa in Fnsi per dire "No" al nuovo tentativo di mettere per legge il bavaglio alla stampa.
All'incontro parteciperà anche il professor Stefano Rodotà, primo firmatario della petizione online "No bavaglio"
che in pochi giorni ha già raccolto numerose adesioni. "La delega al governo su materie così delicate - afferma il segretario generale Raffaele Lorusso -
è grave e pericolosa".
Il presidente dell'Unci, Alessandro Galimberti: "La trasparenza presupposto della democrazia"
Parte martedì 3 novembre, alle ore 11, nella sede della Federazione nazionale della Stampa, la mobilitazione contro la proposta di legge bavaglio
contenuta nella delega al governo in materia di intercettazioni, nell’ambito del progetto di riforma del processo penale.
Sarà presentata la petizione on line che ha come primi firmatari il professor Stefano Rodotà e i giornalisti Marino Bisso, Arturo Di Corinto e
Giovanni Maria Riccio e che ha già raccolto numerose adesioni.
Così come nel 2010 contro il ddl Alfano, parte la mobilitazione contro il ddl del governo Renzi e contro le continue intimidazioni e minacce ai giornalisti
che mettono in serio pericolo la libertà di informazione. Attacchi sempre più pesanti al diritto di cronaca come quello emblematico
rivolto ai novantasei giornalisti recentemente denunciati per aver pubblicato intercettazioni dell'inchiesta su Mafia Capitale.
E la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con il recente ddl che affida al governo il potere di stabilire le regole sulla pubblicazione
delle intercettazioni limitando la diffusione a solo quelle di rilevanza penale escludendo invece le conversazioni d'interesse pubblico.
In questo modo si limita il diritto di cronaca e si colpisce il diritto di essere informati. Un nuovo bavaglio, dunque.
Ma noi non ci stiamo: non ci faremo mettere il bavaglio!
Alla conferenza stampa verrà presentato anche l'appello online www.nobavaglio.org. Saranno presenti, oltre al segretario della Fnsi,
Raffaele Lorusso, gli autori dell'appello ‘No bavaglio’: Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto, Giovanni Maria Riccio,
i rappresentanti del Comitato promotore (Articolo 21, Arci Associazione Nazionale, Associazione Nazionale Stampa Online (ANSO),
Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), Gruppo Abele, Il Fatto Quotidiano, Libera - Contro le mafie, Libertà e Giustizia,
Libertà e Partecipazione, Ordine dei Giornalisti (ODG), MoveOn, Pressing - Giornalisti in rete, Sindacato Cronisti Romani, Stampa Romana,
Usigrai, Unione nazionale cronisti italiani) e alcuni dei colleghi che, in questi giorni, hanno già sottoscritto l'appello.
Come in passato, l’obiettivo di questa iniziativa pubblica è mettere insieme tutti coloro che intendono battersi per difendere il diritto-dovere di informare.
Per questo la mobilitazione che parte dalla Fnsi è aperta alle associazioni e agli organismi da sempre in prima linea per garantire la libertà di
espressione e il diritto di cronaca, agli altri sindacati e a quanti, organizzazioni e singoli cittadini, considerano la libertà di informazione e il
diritto di cronaca valori supremi del nostro ordinamento. Dalla Fnsi partirà un appello anche alle associazioni e ai sindacati dei giornalisti di
altri Paesi europei perché – come dimostrano i casi di Spagna, Francia e Turchia – i tentativi di imbavagliare la stampa sono ormai sempre più diffusi.
Bisogna alzare la voce e scendere insieme in piazza.
“Consideriamo sbagliata, oltre che grave e pericolosa – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi –,
la delega al governo su una materia così delicata come quella delle intercettazioni, che per gli aspetti che riguardano il diritto dei cittadini ad
essere correttamente informati su questioni di interesse pubblico contenute negli atti delle inchieste giudiziarie ha rilevanza costituzionale.
Riteniamo che su questi temi ci sia un minimo comun denominatore nell’azione dei governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi decenni.
Per questo la Federazione nazionale della Stampa Italiana non può tacere: a prescindere da chi è al governo, lo strumento della delega su materie
come intercettazioni e servizio pubblico radiotelevisivo non ci piace. Abbiamo comunque accolto con favore la disponibilità manifestata dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in un recente incontro con una delegazione della Fnsi, a istituire un tavolo di confronto con rappresentanti del mondo accademico,
della magistratura e del mondo dell’informazione per dare alla delega governativa contenuti che salvaguardino e tutelino tutti gli interessi in campo:
quello della magistratura inquirente a utilizzare le intercettazioni come strumento di indagine, quello dei giornalisti di informare l’opinione
pubblica su fatti e situazioni di pubblico interesse, anche se non penalmente rilevanti, quello dei cittadini estranei alle indagini a vedere
tutelato il diritto alla privacy e alla riservatezza delle comunicazioni”.
“Riteniamo – prosegue Lorusso - che questa attività possa impegnare l’Associazione nazionale magistrati e la Federazione nazionale della Stampa
italiana in unacollaborazione, nel rispetto delle competenze, dei ruoli e dell’autonomia di ciascuno, che eviti l’introduzione di bavagli che mal
si conciliano con la giurisprudenza univoca della Corte europei dei diritti dell’Uomo. Quei principi, insieme con il diritto-dovere di informare i cittadini,
nel rispetto della verità dei fatti e della dignità delle persone, continueranno a guidare l’attività dei giornalisti italiani. Anche nella sciagurata
ipotesi che fossero introdotti bavagli fuori dal tempo e dalla storia”.
Il presidente dell'Unci, Alessandro Galimberti: "La trasparenza presupposto della democrazia"
A sostegno dell'iniziativa anche il presidente dell'Unci, Alessandro Galimberti. "Non potendo intervenire a valle, perché tutto quanto è stato pubblicato
negli ultimi 20 anni, al contrario della propaganda ricorrente, è stato fatto senza violare leggi, il governo sceglie ora la strada di chiudere i rubinetti a monte
, imponendo una modalità censoria di redigere e poi di trattare gli atti giudiziari. A questo nuovo assalto, dopo i tentativi targati Mastella e Alfano
nel decennio scorso, giornalisti e cittadini devono opporre un 'no' chiaro e incondizionato. La trasparenza è il presupposto non rinunciabile della democrazia,
e la libertà di azione dei giornalisti nel valutare che cosa sia di pubblico interesse non può diventare oggetto di mercato, né essere vincolato a
un malinteso concetto di rilevanza penale", scrive Galimberti.