43 ANNI FA VENIVA UCCISO GIOVANNI SPAMPINATO
RAGUSA 27 ottobre 1972 - 43 ANNI FA UCCISO GIOVANNI SPAMPINATO. Aveva 26 anni. Firmava le sue inchieste sulla mafia su "l'Ora" e su "l'Unità". Paolo Borrometi:
"Bisogna ripristinarne la memoria. Lo si deve a Giovanni, alla sua famiglia e ad una intera collettività che merita di ricordare un eroe normale, da spiegare ai giovani perché possano
avere proprio lui come modello positivo". Roma. La sera del 27 ottobre del 1972 veniva ucciso a Ragusa il giornalista Giovanni Spampinato. Brillante cronista, corrispondente da Ragusa del
quotidiano "L'Ora" di Palermo e de "l'Unita'", firmava le sue inchieste - inchieste che davano fastidio - nel periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Aveva 26 anni e quella sera venne a
ttirato in periferia da Roberto Cambria, figlio dell'allora presidente dei Tribunale di Ragusa, che lo uccise a revolverate. Subito dopo si costitui' dicendo di avere agito in un impeto d'ira perche'
ingiustamente accusato da Spampinato in diversi articoli. L'omicida venne condannato a 14 anni di reclusione, ma ne sconto' solo otto, in manicomio giudiziario. "Del suo lavoro Giovanni
aveva un'idea altissima, generosa e nobile. Non si tiro' indietro al ruolo di custode del racconto e del giornalismo imparziale e libero. Non scese mai a patti con la sua coscienza e assolveva al
ruolo di raccontare ed informare la sua comunita', anche se cio' poteva costare care", dice Paolo Borrometi, collaboratore dell'Agi e direttore del sito laspia.it, minacciato di morte dalla mafia
ragusana e da oltre un anno sotto scorta. "Giovanni pagò con la sua vita il prezzo del proprio lavoro. Eppure ancora oggi, a distanza di 43 anni dalla sua morte, ci sono tanti aspetti poco chiari
su questo omicidio. Giovanni e' un martire dimenticato perche' vergognosa, inoltre, e' la mancanza di memoria della sua provincia, Ragusa, che non lo ricorda, o fa finta di ricordare.
Perche' ricordare, spesso, e' scomodo. Quindi meglio dimenticare. Giovanni non arretro' - afferma Borrometi - nemmeno quando si tratto' di pubblicare il nome di un intoccabile: quel
Roberto Cambria che poi sarebbe stato il suo carnefice. Da quella tragica serata sono passati quarantatre' anni, ma in quella terra c'e' ancora chi sostiene che, in fondo, "Giovanni se l'è cercata".
"Non si può continuare a scambiare i carnefici per vittime" dice ancora Borrometi, "Bisogna ripristinarne la memoria. Lo si deve a Giovanni, alla sua famiglia e ad una intera collettivita'
che merita di ricordare un eroe normale, da spiegare ai giovani perché possano avere proprio lui come modello positivo". (AGI)
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27.10.2015 - Diario Civile - Il rumore delle parole. Storia di Giovanni Spampinato, il giornalista di Ragusa
ucciso dalla mafia. / di Fabrizio Marini / Per rivedere il documentario di Rai Storia clicca in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=18898