Domenica, 22 Dicembre 2024 22:51

Soro: una “Accorta regìa” per informare i cittadini

Per il Garante della privacy troppi dati provocano solo “opacità” 

Le norme sulla trasparenza rischiano, paradossalmente, di disinformare i cittadini, i quali, sommersi da una massa di dati, rimangono disorientati e finiscono per sapere meno di prima. Lo ha sostenuto stamane in un dibattito alla Camera Antonello Soro, presidente della Autorità della privacy. Per porre rimedio a questa situazione, Soro reclama un provvedimento di legge urgente, meglio una “Direttiva” da emanare in tempi rapidissimi, per sancire che la messa a disposizione dei dati ai cittadini avvenga attraverso “una accorta regìa”.

A sostegno della sua tesi Soro ha parlato di “opacità” della massa di dati qualificati e non che le amministrazioni pubbliche sono costrette a rivelare attraverso il Web ai cittadini incapaci di districarsi tra numeri e codici. Soro ha chiesto che si faccia “trasparenza reale e non demagogica” affinchè il controllo diffuso del potere avvenga davvero.

L’informazione, corretta, completa e tempestiva ai cittadini viene data dai giornalisti che per professione sono addetti a scoprire le notizie, accertarle e trasmetterle, con le dovute spiegazioni perché possano orientarsi veramente, ai cittadini.

Ancora una volta i cittadini sono considerati da chi detiene un potere dei minus habens, sprovvisti cioè della capacità critica di giudicare, una volta che siano a conoscenza delle questioni. La “accorta regìa” di Soro, e degli altri che detengono poteri, è la riproposizione, non della opacità dei dati contabili, ma dei molteplici “porti delle nebbie” nei cui miasmi l’Italia è affondata per decenni. La “accorta regìa” vuol dire reclamare un rubinetto attraverso il quale aprire e chiudere il flusso della informazione. Rubinetto controllato da chi ? E chi controlla il controllore ?

La classe di potere sembra irrimediabilmente attratta dalla voglia di controllare

l’informazione che giunge ai cittadini, facendo perno anche sulle norme sulla trasparenza apparse nel nostro ordinamento agli inizi degli anni ’90 sulla scia della inchiesta “Mani pulite” che rivelò quanto estesa fosse la corruzione.

 

 

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