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Omicidio a Ivrea: il testo dell'esposto inviato al CSM

L’UCCISIONE DI UN UOMO E' STATA  NASCOSTA PER CINQUE GIORNI

Roma, 20 luglio 2009

Egregio Senatore,

          Le scrivo per sollecitare  un intervento del CSM sul Procuratore di Ivrea Elena Daloiso il  cui  comportamento nei confronti dei cronisti locali è tale da negare alla radice il  diritto dei cittadini ad essere informati in modo corretto, completo e  tempestivo delle vicende di cronaca nera e giudiziaria,  impedendo il regolare  esercizio della professione giornalistica la cui funzione di naturale ed  insostituibile tramite tra la notizia, le fonti e l’opinione pubblica è stato  ripetutamente riconosciuto e sancito dalle sentenze della Corte Suprema di  Cassazione, della Corte Costituzionale e della Corte dei Diritti di Strasburgo.

         La vicenda per la  quale chiedo l’intervento è iniziata lo scorso martedì 7 luglio quando, su  segnalazione di un  collega di lavoro, i Carabinieri trovano il cadavere di  Vincenzo Tavella, muratore di 56 anni, nella sua abitazione nella frazione di  Cerone di Strambino, nei pressi di Ivrea (Torino). Sul pavimento, attorno al  corpo, vi sono vistose tracce di sangue, su un tavolo della cocaina. Il cadavere  viene trasferito nella camera mortuaria di medicina legale di Strambino dove  viene notato che presenta una ferita alla nuca. L’autopsia svolta dal medico  legale rileva che la morte è stata causata da una pallottola di piccolo calibro  che ha raggiunto Tavella, che era uscito dal carcere da circa un anno, appunto  alla nuca.

         La Procura affida le  indagini sull’omicidio, oltre che ai Carabinieri della Compagnia di Ivrea a  quelli del Nucleo Operativo di Torino.

         Della circostanza del  ritrovamento di un  cadavere, della morte dovuta ad omicidio, del colpo di  pistola alla nuca, e di tutto il resto non viene data alcuna comunicazione agli  organi di stampa.

         I cronisti apprendono  nei giorni successivi, da loro fonti fiduciarie, che a Strambino è accaduto  qualcosa di brutto. Si rivolgono a inquirenti e investigatori per avere notizie,  ma non viene fornita loro alcuna informazione ufficiale. Alle successive  richieste, basate su informazioni via via più precise ottenute indagando in via  personale, si oppone un muro di imbarazzato silenzio.

         Le notizie raccolte  dai colleghi sono però ormai univoche e sufficienti per scrivere i loro  articoli. Siamo al lunedì 13. Solo a distanza di una settimana dai fatti,  dunque,  i cittadini  hanno appreso che nella loro comunità è avvenuto un  assassinio. 

         Inquirenti e  investigatori hanno, cioè, deliberatamente evitato di informare l’opinione  pubblica di un fatto di rilevante interesse pubblico quale un omicidio  arrogandosi loro il potere di decidere cosa e come, e se mai quando, i cittadini  possono sapere di quanto accade.

         Una violazione  plateale e clamorosa del diritto ad essere informato che l’art. 21 della  Costituzione riconosce  a ciascun italiano e del diritto-dovere di cronaca che è  stato ripetutamente sancito dalla Corte Suprema di Cassazione e dalla stessa  Consulta, e dell’obbligo, stabilito nelle sentenze della Corte dei Diritti  dell’uomo di Strasburgo, per magistrati e  forze di polizia di tenere informati  i cittadini sulle loro attività ed indagini.

         A denunciare la  scorrettezza di quanto accaduto non sono, del resto solo i cronisti, lo ha fatto  anche l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte (allegato comunicato del 17/7/2009)

         A Ivrea, quindi, si è  cercato di far diventare operante prima del tempo il ddl Alfano che attraverso  l’imposizione della segretezza sulle attività di magistrati e inquirenti punta a  negare l’informazione ai cittadini. Una informazione che per non divenire  manipolazione deve essere corretta, compiuta e tempestiva. E le fonti pubbliche  hanno un duplice  dovere:  non nascondere le notizie e  non manipolare  le  informazioni, e  fornire ai giornalisti gli elementi obiettivi di conoscenza di  base.

         Per questi motivi  chiedo che il CSM censuri quanto accaduto a Ivrea riaffermando il valore  costituzionale del diritto-dovere dell’informazione che deve essere fornita  all’opinione pubblica.

         Grazie per  l’attenzione.

                                                                                               Guido Columba

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Sen. Nicola Mancino

Vice Presidente CSM

 

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