Intercettazioni: denuncia alla stampa estera così si vuole portare l’Italia fuori dall’Europa
LE MODIFICHE AL TESTO ORIGINARIO NON TUTELANO LIBERTA’ D’INFORMAZIONE
Conferenza stampa di Unci, Stampa Romana, Fnsi e Ordine nazionale
10 giugno 2009 - Unione nazionale cronisti italiani, Associazione stampa romana, Fnsi e Ordine nazionale dei giornalisti, proprio mentre la Camera votava la fiducia al governo sul ddl Alfano (325 sì, 246 no, 2 astenuti) hanno fatto il punto sulle iniziative di protesta in una conferenza stampa nella sede della stampa estera a Roma.
“Il maxiemendamento del governo - ha detto Guido Columba, presidente dell'Unci - modifica la legge in modo meno sfavorevole ai diritti dell'informazione, ma siamo ancora molto lontani dagli standard europei”. E ha annunciato che, pertanto, l’impegno dell’Unci non verrà meno e che saranno attuate molte altre iniziative per convincere i senatori a non approvare il testo che sarà licenziato dalla Camera.
“Se la legge sarà approvata così com'é - ha sottolineato il segretario della Fnsi, Franco Siddi - sarà violato il diritto dei cittadini a un'informazione piena, in particolare sulla cronaca giudiziaria, per la quale saranno introdotti pesanti limiti, se non divieti o censure". Di qui l'iniziativa con la Fieg, ma in prospettiva, ha aggiunto Siddi, il sindacato dei giornalisti è pronto "a portare avanti la sua battaglia utilizzando l'arma dello sciopero, nonché ricorrendo alla Corte Costituzionale e alla Corte europea dei diritti dell'uomo". Sono allo studio anche "forme di disobbedienza civile: dobbiamo trovare i modi affinché le notizie di interesse pubblico arrivino comunque al cittadino".
D'accordo il presidente dell'Ordine nazionale, Lorenzo Del Boca, convinto che la nuova legge renda "l'informazione più debole", arrivando a "consentire agli editori di controllare quanto viene pubblicato per evitare eventuali sanzioni".
Il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha citato un'intervista all'onorevole Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera e relatore del provvedimento: "Ha definito la prima versione del ddl un ritorno alla preistoria. Ma con il maxiemendamento siamo passati al Medioevo: non siamo ancora in una situazione di democrazia occidentale. Se la Camera darà un voto che riteniamo pessimo, continueremo la nostra battaglia, scioperando e rivolgendoci alla Consulta e alla Corte di Strasburgo".