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Riconoscimento Unci a Beppino Englaro interlocutore disponibile corretto

SABATO 4 A VIAREGGIO CONSEGNA DEL PREMIO CRONISTA 2009     

International  Award a Sami, un innocente per 6 anni a Guantanamo  

  2 aprile 2009 - Tre cronisti, in rappresentanza di tutti i colleghi che hanno seguito la tragica vicenda di Eluana Englaro. Il riconoscimento al padre Beppino di essere sempre un interlocutore disponibile e corretto. Un risarcimento morale a Sami Al Haj rinchiuso, senza alcuna accusa, per sei anni nella prigione Usa a Guantanamo. Sono i riconoscimenti che completano l’elenco di coloro che saranno premiati sabato prossimo, 4 aprile, a Viareggio nella cerimonia conclusiva del Premio Cronista 2009 – Piero Passetti, giunto alla 34/ma edizione, presso il Grand Hotel Royal.  

La vicenda di Eluana Englaro  ha toccato temi di estrema serietà e gravità per tutti. Davanti a un mondo politico, sociale, culturale e religioso che ha perso la bussola, ricorrendo ad affermazioni inconcepibili  e a comportamenti che hanno messo a rischio l’ordinamento democratico e costituzionale, i cronisti nel loro complesso si sono comportati in modo ineccepibile.  Hanno informato i cittadini in modo corretto, completo e puntuale. Mostrando quale sia il vero valore sociale e democratico di una stampa libera e pluralista, un valore insostituibile per uno Stato di diritto. Per tutti i  cronisti che hanno seguito la dolorosa e lacerante vicenda umana di Eluana Englaro, ricevono il Premio Provincia di Lucca Francesca Brunati dell’Ansa, Tommaso Cerno del Messaggero Veneto, Bruno Sokolowicz del Giornale radio Rai.  

I cronisti hanno potuto lavorare bene perché hanno trovato davanti a loro Beppino Englaro, un interlocutore sempre corretto e disponibile. Una “fonte” che ogni cronista vorrebbe avere: sempre pronto a rispondere con sobrietà, con modi civili, senza mai smentire 10 minuti dopo quello che detto. Una “fonte”, infine, intelligente che conosce e capisce il diritto-dovere di una società avanzata di essere informata in modo essenziale ma completo e tempestivo sui temi più importanti che la riguardano. A “Papà Beppino” il Presidente dell’Unci Guido Columba consegnerà il Lingottino d’argento dell’Unci.  

Sami Al Haj (Sami Mohy El Din Mihammed Al Haji), cameraman della televisione del Qatar Al Jazeera, è stato rinchiuso per 6 anni, senza alcun capo di imputazione, nella prigione speciale per “nemici combattenti” allestita dagli Usa nella loro base sull’isola di Cuba. Sami fu catturato in Pakistan il 15 dicembre 2001 perché sospettato di aver realizzato una intervista ad Osama Bin Laden. Con il numero di matricola 345 sulla tuta arancione, è stato rinchiuso per sei anni  in una gabbia a Guantanamo e trattato molto duramente. Nel gennaio 2007 ha iniziato uno sciopero della fame ma è stato alimentato a forza. Le pronunce dei tribunali americani contro l’illegittimità costituzionale della detenzione senza accuse e l’intervento, due anni fa, dell’avvocato anglo-americano Clive Stafford Smith hanno infine costretto il governo Usa a restituire la libertà a Sami Al Haj, che ha potuto fare ritorno dalla moglie e dal figlioletto che aveva appena conosciuto.  

 

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