2010:nel centenario del SCR cento anni di cronaca di Roma
NACQUE IL 5 AGOSTO 1910 IN VIA DUE MACELLI
All’Assemblea costituente erano presenti 60 colleghi di sette testate
di Romano Bartoloni Presidente del SCR
02 febbraio 2010 - Il Sindacato cronisti romani nasce il 5 agosto del 1910. L’evento è annunciato il giorno prima da “Il Messaggero”. Le cronache e i documenti dell’epoca raccontano che una sessantina di giornalisti dei quotidiani, “Il Messaggero”, “La Tribuna”, “Il Popolo romano”, “IL Giornale d’Italia”, “L’Osservatore romano”, “ Corriere d’Italia” e “Idea nazionale”, si riunisce in assemblea costituente in via Due Macelli 12 (tel 12-34), intorno a mezzogiorno, in stanze al pianterreno concesse da Costanzo Chauvet proprietario dell’omonimo palazzo e direttore de “Il Popolo romano” (ancora oggi il nome della testata appare in bella vista nel fronte dell’edificio). Il SCR si costituisce esattamente un anno dopo l’avvento della FNSI, la Federazione nazionale della stampa italiana che riunisce in un patto federale tutte le associazioni regionali e lo stesso gruppo specialistico
La riunione in via Due Macelli si apre sulle ali dell’entusiasmo per la conquista di un posto al sole della cronaca cittadina. Proprio all’inizio di quella estate trova una collocazione fissa, in genere in quarta pagina, con una propria testata di riferimento. “Il Messaggero” inaugura la pagina della “Cronaca di Roma” il 21 giugno 1910, con l’apertura dedicata “Ancora sulla malaria” e con altri titoli significativi “Gli impiegati e le elezioni amministrative”, “La festa degli ascolani”, “Il grave ferimento di via dell’Armata”. E sono le notizie di cronaca e le cronache giudiziarie dei grandi processi (allora non c’erano i patteggiamenti a sottrarli all’opinione pubblica) a decretare il successo dei giornali di una città all’avanguardia in Italia nel numero dei quotidiani stampati, e in particolare le fortune di tre: “La Tribuna” con 60mila copie, “Il Messaggero” con 45mila e “Il Popolo romano” con 35mila, peraltro ubicati a un tiro di schioppo l’uno dall’altro, il primo in via Milano e poi a palazzo Sciarra (in convivenza con “Il Giornale d’Italia”), il secondo in via del Tritone e il terzo appunto in via Due Macelli.
Quando scatta la censura fascista, la prima vittima è la cronaca. Ai fini della moralizzazione e dell’educazione delle masse, in altre parole con l’intento di cloroformizzare l’opinione pubblica, Mussolini in persona riduce le pagine dei giornali, ordina la smobilitazione della nera, niente più notizie su fattacci, suicidi, tragedie passionali, violenze e stupri contro minori, costringe la bianca a trasformarsi in esaltazione delle opere di regime.
Abolito dal fascismo il Sindacato cronisti si ricostituisce nel 1945 con la passione e la voglia di rinascita che caratterizzano il periodo dell’immediato dopoguerra. La cronaca riscatta la ribalta con il ritorno della libertà, ampliando i propri orizzonti specialmente con la fine della grande stagione della stampa politica in auge fra il 1945 e il 1947. Compaiono i giornali del pomeriggio/sera che stravincono la scommessa sulla cronaca. Nelle ore di punta, vanno a ruba con le grida degli strilloni (in galleria Colonna rimbombano stordenti le loro voci) che ingigantiscono con il gergo della fantasia i titoli di scatola dei quotidiani. Spiccano su tutti “Il Paese Sera”, “Il Giornale d’Italia” e “Il Momento Sera”.
Oggi è composto da 400 giornalisti/cronisti in rappresentanza di tutti i mass-media della città, carta stampata, radiotv, online. Ne fanno parte e ne hanno fatto parte generazioni di giornalisti che si sono fatti le ossa a tu per tu con il racconto di una città tutta particolare come Roma.
Nonostante la dittatura delle immagini imposta dall’avvento della televisione, e nonostante la rivoluzione tecnologica senza uguali dall’epoca di Gutemberg, la cronaca conserva lo smalto di mestiere di punta del giornalismo, contribuendo, come nel caso di quella romana, alla crescita civile e democratica della comunità cittadina. Peraltro, non si diventa grandi giornalisti, né grandi direttori di giornali se non si è fatta la gavetta nella cronaca, non disdegnando il giro degli ospedali e dei commissariati. Cronisti sono stati Matilde Serao, Eduardo Scarfoglio, Pietro Ingrao, Enrico Mattei, Orio Vergani, Silvio Negro, Emilio Buzzati, Guido Piovene, Oriana Fallaci e tanti altri grandi maestri del giornalismo. Anche oggi i cronisti/romanzieri conquistano la ribalta letteraria come il collega di “Repubblica”, Massimo Lugli, finalista del “Premio Strega” 2009.