UNA PACATA MA FERMA PROTESTA
Cari colleghi, ecco il testo della lettera scritta per dare seguito ufficialmente al post sul malcontento durante l'inaugurazione alla Dia che avete già visto su Facebook.
Con la promessa che ogni problema che segnalate non rimarrà lettera morta ma che troverete sempre il vostro alleato n.1, visto che nelle redazioni non è che il sostegno sia fortissimo, quando accadono singoli casi. Quindi dateci forza! Seguiteci, dialoghiamo, iscrivetevi!
"Stimatissimo Ufficio stampa del Ministero dell'Interno e, per conoscenza
Presidente dell'Unione Nazionale Cronisti Italiani
Direttore Dia, Lucio Antonio Ferla
Ufficio stampa Dipartimento di Pubblica Sicurezza
Ufficio Stampa Prefettura di Milano
Ufficio stampa Questura di Milano
Buongiorno,
A seguito della conferenza stampa indetta a Milano, lo scorso 10 maggio, in occasione dell'inaugurazione della nuova sede della Dia vorremo parteciparvi la disapprovazione e lo sconcerto del Gruppo cronisti e dei colleghi delle varie testate presenti.
L'accoglienza e le modalità dell'ingresso, da una parte, e la gestione della stampa nel corso dell'evento, sono state a nostro avviso estremante carenti, inadeguate, a tratti estremamente spiacevoli.
Nell'augurarci che si sia trattato di una somma di incidenti di percorso, dovuti all'eccesso di zelo per la visita dell'importante Ospite, in una città dove il rapporto tra cronisti e istituzioni della sicurezza è mediamente di alto livello, e fiduciosi che non sia stata volontà alcuna di limitare l'operato e il diritto di cronaca dell'informazione, confidiamo in una riflessione per un miglior soluzione tra le esigenze di tutti alla prossima occasione.
Cordialmente
Cesare Giuzzi
Presidente del Gruppo cronisti della Lombardia
https://www.facebook.com/Gruppocronistilombardi/".
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Gruppo cronisti lombardi
viale Monte Santo, 7
20124 - Milano
QUESTO IL POST CUI SI FA RIFERIMENTO NELLA LETTERA
Fabrizio Cassinelli
12 maggio alle ore 16:53 ·
IL VALORE DELL'INFORMAZIONE: ZERO
(BASTA LA MARCHETTA, GRAZIE)
Quanto accaduto mercoledì 9 all'inaugurazione della nuova sede milanese della Dia mi sembra emblematico di quanto sia valutata l'informazione, tolta la centralità della 'marchetta' che questo o quell'altro ente ti invitano a fare: zero.
Giornalisti fatti obbligatoriamente arrivare un'ora prima (noi non abbiamo niente da fare, vero?), fatti entrare da un ingresso secondario, e stipati in una sorta di saletta ricreativa con due macchinette per le bevande e una decina di poltroncine (noi eravamo almeno 50). Per carità, siamo cronisti, aspettiamo anche sul ramo di un albero, se necessario, ma poi fateci lavorare. Invece no: tutte queste precauzioni per l'arrivo del ministro dell'Interno e poi, dopo l'ora di attesa la sorpresa: "Purtroppo al termine non sarà possibile rivolgere domande al Ministro, non ci sono i tempi". Scusate, e noi che ci siamo venuti a fare? In soldoni: venite, non rompete, state nell'angolino, poi scrivete una bella marchetta sull'inaugurazione della sede della Dia - che, per carità, è una bella cosa ma sapete cosa gliene importa al cittadino - e poi zitti, in fila e a casa. Ed era pure previsto che vedessimo la cerimonia da uno schermo, nella sala suddetta. MA STIAMO SCHERZANDO?
1. se mi inviti a una cerimonia, mi fai essere presente alla cerimonia medesima, anche perché non ci sono esigenze di giustizia, mica parla il supertestimone di Capaci, e nemmeno Trump. Esigenze di sicurezza? Non riuscite a organizzare la presenza della stampa dovremmo affidare a voi la sicurezza del Paese?
2. non raccontate scuse improbabili, grazie. Se il Ministro non ha tempo per rispondere alla stampa, ha invece tempo per un rinfresco durato un'ora? (Sono rimasto a vedere chi usciva fino alle 19.30)
3. alle rimostranze di alcuni colleghi nella saletta una funzionaria ha risposto con polemica e arroganza. Gratuite, date le circostanze: sarebbero forse bastate delle scuse, come poi sono giunte da un Comandante della struttura in questione segno che le nostre perplessità non erano pretestuose. Un collega che si era dimenticato un abito nella sala, con la calca che c'è stata mi pare anche normale, è stato perfino trattato con ironia. A 'liberarci' da quella situazione è stata la Prefettura. Ma le condizioni di lavoro sono migliorate poco. E soprattutto, alla fine, tutti fuori.
In sostanza? Un'ora di belle parole e il manuale di ciò che non si deve fare nell'indire una conferenza stampa e nel rapporto tra istituzioni democratiche. (Sì, fatevene una ragione, anche noi siamo un'istituzione democratica).
Cesare Giuzzi - Presidente del Gruppo Cronisti della Lombardia
Fabrizio Cassinelli - Tavolo Cronaca del Gruppo Cronisti della Lombardia