PALERMO. Lettera di Leone Zingales a Tina Montinaro
"Il Giardino della Memoria ha uno spazio limitato e può ospitare solo un'auto, che riteniamo sufficiente a perpetuare la memoria di tutte le vittime. Nel sito sarà realizzato il Museo dell'antimafia. In quella struttura si potrebbe affiancare anche la blindata in cui trovarono la morte Antonio, Vito Schifani e Rocco Dicillo".
Cara Tina,
ho letto la replica all'appello dell'Unci relativo alla richiesta di potere esporre la Fiat Croma della strage del 23 maggio 1992 al Giardino della Memoria. Le auto del corteo investito dall'esplosione hanno tutte un pari valore di memoria, ma in questi anni da Te non ci è mai pervenuta una richiesta di ospitare l'auto di scorta di Tuo marito, e dei colleghi Schifani e Dicillo nel Giardino della Memoria. Se l'avessi avanzata, saremmo stati ben lieti di ospitarla, per le stesse ragioni per cui abbiamo chiesto al Guardasigilli di ospitare quella di Falcone. L'unico rischio a cui vogliamo sottrarre la nostra iniziativa è quello che appaia una passerella di visibilità tra familiari delle vittime in competizione tra loro; in questi anni abbiamo sottratto il Giardino della Memoria alle polemiche, sterili e controproducenti, che hanno segnato il fronte Antimafia caratterizzandolo unicamente come luogo di riflessione e di ricordo, con il solo obiettivo del raccoglimento silenzioso e della trasmissione della memoria civile di chi ha perso la vita nella lotta alla mafia. Il Giardino della Memoria ha uno spazio limitato e può ospitare solo un'auto, che riteniamo sufficiente a perpetuare la memoria di tutte le vittime. Nel sito, ti ricordo, sarà realizzato il Museo dell'antimafia. In quella struttura, se vi saranno le condizioni, si potrebbe affiancare anche la blindata in cui trovarono la morte Antonio, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Oggi i resti di quell'auto svolgono un utile funzione di simbolo di legalità e di memoria presso le scolaresche del Nord e del centro Italia, come meritoriamente hai fatto Tu in questi anni.
Chiudo ricordandoTi che nel Giardino della memoria non ci sono vittime di serie A, di serie B o di serie C. Tutti sono celebrati allo stesso modo. Eguali cerimonie, eguali momenti di riflessione e nessuna passerella. E c'è anche un albero che ricorda le vittime di Capaci. Un albero dedicato a Giovanni, Francesca, Rocco, Vito e Antonio.
Concludo sperando di ritrovarmi domani con un movimento antimafia compatto, che si ricomponga lealmente e fattivamente come non mai sui temi della legalità e della lotta ai prepotenti. Di questo ha bisogno il Paese e soprattutto la Sicilia.
Leone Zingales Vice-presidente dell'Unione nazionale cronisti italiani (UNCI)