Rinnovo contratto: negativo il giudizio dei cronisti
Le eccessive polemiche correntizie-politiche non migliorano difesa categoria
E’ negativo il giudizio dei consiglieri nazionali dell’Unci sui documenti firmati da Fnsi e Fieg per il rinnovo del contratto di lavoro. Le polemiche che ne sono nate, tuttavia, sono eccessive e alimentate in massima parte da posizioni di carattere correntizio-politico che non migliorano certo la difesa della categoria e soprattutto della sua parte più debole.
I documenti, ritengono i consiglieri dell’Unione Cronisti, non comportano reali miglioramenti per i colleghi in attività nelle aziende, soprattutto i giovani che vedono svanire la ex fissa, e per autonomi e precari per i quali non si è riusciti a ottenere compensi dignitosi a fronte del rischio di una sanatoria per gli editori che annulli diritti acquisiti dopo anni di sfruttamento. L’apprendistato professionalizzante invade la sfera di competenza dell’Ordine e penalizza chi, divenuto professionista, continuerà ad essere pagato come un praticante per altri 3 anni. E’ positivo, invece, se sarà rispettato realmente, l’obbligo di tre assunzioni ogni dieci prepensionamenti. Per le retribuzioni si è fatto un salto indietro di 30 anni tornando alla vituperata “cifra fissa uguale per tutti”, oltretutto senza riflessi contrattuali.
Nel 2009 l’Unci riconobbe a Siddi il merito di aver “resuscitato” un contratto ormai morto e sepolto, sia pure pagando prezzi molto cari alla protervia degli editori. Gli accordi dell’edizione 2014 sembrano aver concesso alla Fieg ancora di più di quattro anni fa.
La “retribuzione di ingresso”, che congela gli stipendi per 3 anni ed esclude gli integrativi, e le agevolazioni e le riduzioni contributive per le assunzioni a tempo indeterminato, con l’intervento delle sovvenzioni pubbliche si spera che facciano ripartire le assunzioni. I risultati dell’analoga politica del governo di Enrico Letta – 100 mila assunzioni stimate, 22 mila effettive – stanno a indicare che i benefici attesi difficilmente si verificano.
La vicenda della “ex fissa” penalizza gravemente i giovani ai quali sottrae una rilevante “retribuzione differita” e chi ha già il diritto a riceverla per via delle rateizzazioni. Siddi ha detto che sarebbe stata dichiarata fallita tra due mesi; Stigliano che era un meccanismo nato “già malato oltre che iniquo per definizione”, Besana che aveva “l’incredibile” tasso di rivalutazione del 5%. L’allegato G del contratto è stato firmato il 15 luglio 1985 tra Fieg e Fnsi, segretario e presidente erano Sergio Borsi e Miriam Mafai. Nel 1984 il tasso di inflazione calcolato dall’Istat (quello ufficiale è sempre stato più basso del reale) è stato del 9,3%, nel 1985 del 9,2%. Già nel 1985 i giornalisti furono pesantemente penalizzati perché l’indennità divenne pagabile una sola volta nella vita, e a fine carriera.
Positivo appare l’aumento degli impegni per sostenere gli ammortizzatori sociali, ma sempre con l’avvertenza che gli editori promettono e giurano e non mantengono.
Siddi ha sostenuto che il contratto non ha annullato alcun diritto in generale e anzi ne ha aggiunti altri che erano “totalmente assenti” nell’intento di “trasformare posizioni di finto lavoro autonomo in dipendente”. La retribuzione di 250 euro lordi al mese (anche se esclude l’esclusiva e non sono
vietate maggiorazioni) non consente certo di avere un reddito sufficiente anche a chi, pur aspirando legittimamente ad esserlo, non è un redattore a tempo pieno. Diritto alla firma e assicurazione infortuni sono passi avanti. Siddi ha detto che gli editori per 20 anni si sono rifiutati di negoziare qualsiasi cosa che riguardasse i lavoratori autonomi. La sensazione è che lo abbiano deciso quando si sono convinti di poterlo fare da posizioni di forza e mettendo le premesse per una sanatoria che cancelli i diritti acquisiti vanificando il ricorso dei singoli alla magistratura.
Negativo è stato anche il metodo scelto per la trattativa. Discutere le proprie posizioni con una pluralità di persone espone al rischio di farle conoscere anche alla controparte e la discussione spesso porta a perdite di tempo e intralci, ma è il prezzo inevitabile che si deve pagare alla partecipazione. Il vertice di un sindacato che si rinchiude in se stesso si riduce al cda di una qualsiasi azienda.
I consiglieri nazionali dell’Unci, infine, sostengono la necessità che i documenti firmati siano sottoposti al referendum della categoria e che la prevista durata triennale del contratto impone di riportare allo stesso arco temporale le legislature della Fnsi, prolungate recentemente a 4 anni solo per sincronia con la durata dei contratti.