Domenica, 22 Dicembre 2024 22:09

Indispensabile costituire ora l’Osservatorio sulla correttezza delle fonti d’informazione

LETTERA DI BARTOLONI AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE ROBERTO NATALE

 

Dopo Piazza del Popolo ne discuta subito il Consiglio nazionale della Fnsi

Pubblichiamo il testo della lettera che Romano Bartoloni, presidente del Sindacato Cronisti Romani, componente della Giunta dell’Unci, e consigliere nazionale della Fnsi, ha mandato al presidente della Federazione, Roberto Natale

07 ottobre 2009 - Caro Presidente, da piazza del Popolo è stata lanciata la prima e vera vertenza politica sull’informazione che inseguivamo da anni senza costrutto. Adesso non possiamo più deludere le attese dell’opinione pubblica, né riposare sugli allori della grande manifestazione di solidarietà ricevuta, né correre altri rischi di strumentalizzazione che ci sono stati prima, durante e dopo il 3 ottobre. Non basta la protesta giusta e legittima che sia, quando la svolta epocale del mondo della comunicazione mette in discussione l’identità stessa del giornalista, la sua indipendenza nella ricerca delle notizie, la sua autonomia di giudizio e di critica, incoraggiando le manipolazioni dei potenti dentro i mass-media. Lui, il premier Berlusconi, potrà essere anche il nemico pubblico numero 1 della libertà di stampa, ma sicuramente rappresenta la punta dell’iceberg di un fenomeno sintomatico dei tempi che ambisce a liberarsi della mediazione giornalistica con il fai da te della comunicazione e con il controllo delle fonti. Da sempre si combatte contro la suggestione alla reticenza, all’uso distorto dei segreti, all’arbitraria regolazione del rubinetto dell’informazione.

Oggi in più la potenza delle tecnologie elettroniche costringe a fare i conti con un’informazione precotta e narcotizzata anche da parte delle fonti ufficiali a scapito dell’informazione giornalistica di prima mano e della cronaca in presa diretta e colta dal vivo: dal dilagare dei comunicati/veline riprodotti con il “copia e incolla”, alla diffusione nelle tv di audiovisivi preconfezionati, dalla censura all’autocensura sotto la spada di Damocle delle querele facili alle prevaricazioni dei magistrati che incriminano i cronisti in cerca di notizie per proprio conto e alternative alle conferenze stampa. Insomma, cresce un’intolleranza senza precedenti nei confronti del mestiere di ficcanaso autorizzato e svolto da sempre nel nome del cittadino che ha diritto di essere compiutamente e correttamente informato su tutto quello che bolle in pentola.

I monopoli e gli oligopoli dei poteri non solo soffiano sul fuoco delle leggi liberticide, ma controllano sempre più e sempre meglio la dinamica delle notizie, provocando frustrazione tra i colleghi, germinando una pletora di precari passacarte, e offrendo pretesti al disegno editoriale di ridimensionare drasticamente le redazioni, e di sbarazzarsi di generazioni di giornalisti, il meglio della professione, con pesanti ripercussioni sul sistema previdenziale. Di contro nascono nuove figure di comunicatori/informatori che rivendicano la liberalizzazione della professione, e si moltiplicano, nell’era di Youtube, i cosiddetti citizen journalist, l’uomo della strada armato di videofonini e videocamere, testimone occasionale ma già protagonista di scoop (il terremoto dell’Aquila, il disastro di Viareggio, l’alluvione del messinese ecc.), spesso dotato di senso critico e di capacità di analisi.

Caro Presidente, la natura, le responsabilità e il controllo delle fonti stanno diventando il problema dei problemi per il futuro del giornalismo, causa e origine di tutti i nostri mali, di tutti i bavagli, guinzagli, lacci e laccioli che mettono a repentaglio la coscienza critica collettiva e modelli culturali di pluralismo e di tenuta democratica.

Come consigliere nazionale della FNSI, ti chiedo di aprire una riflessione seria e severa nel sindacato dei giornalisti, cominciando a coinvolgere il Consiglio nazionale fin dalla prossima riunione. Peraltro, mi sembra la questione stia a cuore anche al segretario generale Franco Siddi, che, in una recente intervista al Corriere della Sera sulla manifestazione di piazza del Popolo, ha rivendicato, proprio nel segno della libertà di stampa, la trasparenza e il libero e diretto accesso alle fonti, raccogliendo le sollecitazioni del collega di via Solferino, Luigi Ferrarella, e dicendo “basta al giornalista buca delle lettere”. Un collega Ferrarella che ha avuto il coraggio di portare alla ribalta della prima pagina del Corriere, evento senza precedenti, le verità nascoste dietro le opacità delle fonti e le sudditanze dei giornalisti.

Non si discute il rigore professionale dei colleghi degli uffici stampa, oggi organizzati e attrezzati ad alto livello tecnico e culturale con rapporti normalizzati dalla legge 150, così come lo è sempre stato quello dei giornalisti impegnati nelle testate dei partiti e nei gruppi editoriali ben caratterizzati. Ma mentre i secondi rispondono di fronte alla legge per quello che scrivono e illustrano nelle radiotv, i primi non hanno le stesse responsabilità civili e penali riguardo ai reati a mezzo stampa, perché la loro attività giornalistica non è diretta al pubblico, né è riconosciuta dalla legge sulla stampa né dai codici.

Assieme all’Unione nazionale cronisti, invoco da tempo la costituzione di un Osservatorio/Authority di garanzia sulle fonti di informazione ufficiali e sulla comunicazione istituzionale per sostenere il rispetto delle condizioni essenziali di neutralità, imparzialità, affidabilità e correttezza, al fine di frenare le suggestioni alla discrezionalità e all’arbitrio, e le forme di eccesso nel ricorso a veline, comunicati, email, conferenze-stampa-spot a rimorchio delle ragioni di omologazione dei poteri e non a tutela della verità e dell’obiettività dei fatti. L’idea ha incontrato la sensibile attenzione del Presidente della Repubblica e della Corte costituzionale. E ha ottenuto l’interessamento dell’Autorità per le garanzie della comunicazione.

Piazza del Popolo ha maturato i tempi per tornare alla carica con il prestigio e l’autorevolezza del sindacato unitario dei giornalisti e per cominciare a mettere i puntini sulle i in vista di una possibile conferenza nazionale sulla stampa a tu per tu con i potenti e con gli editori.

 

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