Franz: non dovete preoccuparvi, il Codice non avrà effetti devastanti
PROCESSI TV: REPLICA A LO BIANCO, SCARIOLO, ZINGALES, DEL GIACCIO
D’accordo anche il presidente Fnsi Natale e il segretario Usigrai Verna
25 maggio 2009 - Cari colleghi, rispondo alle Vostre lettere aperte-comunicati, pubblicati sul sito dell'Unione Cronisti Italiani in merito al Codice di autoregolamentazione per i processi in tv, che, per conto dell'Ordine nazionale dei giornalisti, ho firmato il 21 maggio scorso presso l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Sono anch'io iscritto da vecchia data all'UNCI e ne condivido le giuste battaglie per il diritto di cronaca e la libertà di stampa di cui sono stato sempre uno strenuo difensore. Stavolta, però, non sono d'accordo con i rilievi del Presidente UNCI Guido Columba da Voi avallati.
Vi ricordo peraltro di essere stato il primo cronista in Italia nel dicembre 1988 a subire l'azione di manleva, cioé di rivalsa, da parte del mio ex giornale ("Corriere della Sera") in una causa civile di risarcimento danni da diffamazione intentata da un noto legale romano al quotidiano milanese esattamente 5 anni dopo la pubblicazione del mio articolo senza, però, che fosse stata mai preceduta da un telegramma o da una raccomandata. Ebbene, pur essendo una delicatissima vertenza-pilota con potenziali pesanti effetti negativi sulla libertà di stampa di tutta la categoria (come purtroppo é poi puntualmente avvenuto), mi sono dovuto far assistere da un avvocato (non sono intervenuti in giudizio né il Cdr del Corsera, né l'Associazione Stampa Romana, né la FNSI, né l'UNCI) e ho sempre vinto in tribunale, Corte d'appello e Cassazione.
A Giuseppe Lo Bianco - cui assicuro che pur soffrendo molto il caldo non ne ho per fortuna ancora subito conseguenze mentali - faccio presente che mi sembra singolare avallare quello che definisce "un commento normalissimo di Guido Columba, che sottolinea come il diritto di cronaca in questo Paese è ucciso innanzitutto dagli organismi di categoria dei giornalisti". Una simile gravissima affermazione si commenta da sola e appare pesantemente diffamatoria. Per di più é quanto meno ingenerosa dal momento che anche l'UNCI vive dei contributi economici degli organismi di categoria dei giornalisti.
Lo Bianco sostiene poi che "per garantire il ruolo dei giornalisti, oltre alla Costituzione, è sufficiente la deontologia: se sbagliano (travisano la verità dei fatti) vadano sanzionati". Ebbene il Codice di autoregolamentazione non aggiunge assolutamente nulla - neppure una virgola - alle attuali norme in vigore, ma si limita a riaffermare proprio questi concetti, ribadendo cioé che se un giornalista viola le regole deontologiche può essere sottoposto a procedimento disciplinare e sanzionato in via esclusiva dall'Ordine regionale territorialmente competente.
Contrariamente a quanto afferma Lo Bianco non ho mai accettato "supinamente la tutela di presidenti di Cassazione o di Corte Costituzionale che disegnano per noi i confini dell’art. 21 della Costituzione". Ho solo condiviso coscientemente il lavoro di gruppo di esperti della materia tra i quali gli ex Presidenti della Corte Costituzionale Riccardo Chieppa e Cesare Ruperto, che conosco da circa 30 anni e che sono davvero due supergaranti dei diritti dei cittadini.
Al collega Gaetano Scariolo faccio solo osservare che é del tutto fuori strada se attribuisce effetti devastanti al Codice di autoregolamentazione. Come si fa a sostenere che "un giorno, che non è molto distante, non potremo scrivere nemmeno delle sentenze passate in Cassazione" o peggio "meglio fare una legge a tutela dei condannati"?
Mi dispiace molto che a Leone Zingales sia venuto addirittura da piangere e sia preoccupato dei "nuovi vincoli". Ma di quali vincoli per i giornalisti parla?
Concordo, invece, pienamente con Giovanni Del Giaccio, secondo cui "una cosa è certa, dividerci in questo momento è un favore a chi vuole metterci il bavaglio. Serve un fronte comune, contro il disegno di Alfano e contro tutti i codici e codicilli che ci impediscono di fare il nostro mestiere”. Ma é davvero colpa del Codice se rischiamo di dividerci in questo momento? Personalmente ritengo che il Codice ci rende invece più forti nella battaglia contro il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni.
Dello stesso parere si é detto subito dopo la firma del codice di autoregolamentazione sui processi in tv il Presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale (vedere siti www.fnsi.it e http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3888), secondo cui ''saremo tanto più forti nella battaglia contro il ddl intercettazioni, un testo che mette pericolosamente a rischio il diritto di cronaca, in quanto oggi abbiamo dimostrato che sulla difesa dei diritti dei cittadini ci siamo, senza esitazioni''. E' l'impegno in vista dell'approdo del provvedimento in Aula alla Camera dopo le elezioni.
''All'inizio abbiamo avuto qualche riluttanza - ha detto Natale, intervenuto alla firma del codice all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - perché la discussione su questo testo si intrecciava con un'aria relativa al diritto di cronaca che non ci piace, come dimostra il ddl intercettazioni''. ''Ci auguriamo che il presidente dell'Agcom Calabrò ci aiuti nella battaglia che faremo, sollecitando una decisione, da parte del Parlamento, rispettosa dei diritti e dei doveri dell'informazione. Oggi firmiamo il codice - ha concluso Natale - e insieme traiamo nuovo impulso nella determinazione ad opporci a norme che tendono a limitare il diritto di cronaca''. D'accordo con la firma del Codice si é detto anche il Segretario dell'Usigrai Carlo Verna.
Un consiglio finale per tutti: leggete bene riga per riga il testo integrale - e soprattutto il preambolo - del Codice di autoregolamentazione sui processi in tv e del precedente Atto di indirizzo dell'Agcom. Vi ricrederete, ne sono convinto.
Cordialmente
Pierluigi Roesler Franz