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La stampa torna in piazza contro la legge bavaglio

INTERCETTAZIONI: GIORNALISTI ED EDITORI DAL PRESIDENTE DEL SENATO

Manifestazione in piazza Navona  per ottenere modifiche al ddl Alfano

28 aprile 2010 - Dopo la grande manifestazione di  ottobre per la libertà di stampa, i giornalisti sono tornati in piazza a  protestare contro le ‘norme bavaglio’ del disegno di legge Alfano sulle  intercettazioni telefoniche. Il ddl è da mesi al Senato, dive è in discussione  nella Commissione giustizia e si prevede che arriverà in aula alla fine di  maggio. Ed è proprio davanti al Senato, a Piazza Navona, che questa mattina si è  riunita una piccola folla di manifestanti, chiamati a raccolta dalla FNSI e  dall’UNCI. Mescolati fra loro, volti più o meno noti del giornalismo, da Piero  Badaloni a Tiziana Ferrario, con le bandiere rosse della CGIL accanto ai  cartelli dei Viola che invitavano: "E adesso intercettateci tutti" con numero di  cellulare personale ben in vista.

"Questo provvedimento rende la nostra democrazia malata,  mutilata", spiegava il segretario generale della Fnsi Franco Siddi, che insieme  al presidente Roberto Natale, al direttore Giancarlo Tartaglia, al presidente  dell’Unione Cronisti Guido Columba e al direttore generale della Fieg Alessandro  Brignone alle 11.30 ha incontrato il Presidente del Senato Renato Schifani. Un  "incontro istituzionale" nel quale, racconta Siddi, Schifani si è dimostrato  attento alle ragioni presentate, soprattutto circa gli emendamenti che vietano  di raccontare ogni atto delle inchieste."Noi non vogliamo distruggere nessuno,  ma difendere il diritto a un'informazione equa e completa", precisa il  Presidente della FNSI Roberto Natale, sottolineando il rischio che atti pubblici  ma non pubblicabili possano trasformarsi in “merce” utilizzabile in molti modi,  finanche al ricatto. Il fatto che la discussione in Aula del ddl Alfano non sia  ancora stata calendarizzata fa ben sperare circa un voto non "a tappe forzate",  come ha garantito il presidente Schifani il quale ha anche detto che sarà lui in  persona a dirigere le sedute con all’ordine del giorno il provvedimento.

Nel corso del colloquio Schifani ha voluto sapere, con  precisione, quali siano i principali appunti che i giornalisti fanno al testo  del ddl all’esame del Senato. Siddi, Natale e Columba hanno spiegato che la cosa  peggiore è la previsione che vi siano atti, intercettazioni comprese, che  saranno pubblici, in quanto portati a conoscenza dei sospettati o indagati, o  sottoposti a provvedimenti di custodia cautelare, ma che i giornalisti non  potranno riferire ai cittadini. I rappresentanti dei Fnsi e Unci hanno sostenuto  che deve restare in vigore il principio che tutto ciò che è pubblico deve essere  pubblicabile. Il presidente del Senato ha ascoltato con attenzione le tesi di  giornalisti ed editori ed è parso condividere la posizione, precisando però che  in questo caso occorre che le pene per chi viola la fase del segreto non  potrebbero più essere di tipo bagatellare  come adesso, ma debbano avere una  loro consistenza in modo da rivelarsi efficaci per impedire la pubblicazione di  intere pagine di intercettazioni.

Natale si dice comunque pronto, ove occorresse, a  proseguire la protesta "con scioperi, disobbedienza civile e professionale  massima e ricorso alla Corte Europea di Strasburgo". Secondo quanto riferito da  Siddi, gli editori condividono le stesse preoccupazioni del sindacato, seppur  con una maggiore apertura sulla parte del testo della Camera che consente la  pubblicazione degli atti attraverso un riassunto che, tra l'altro, non si sa chi  dovrebbe valutare quanto sia fedele all’atto giudiziario che riassume.

A protestare in piazza questa mattina è sceso anche il  leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. "Questo ddl - denuncia - è una  legge criminogena che limitando nel tempo la possibilità di intercettare, di  fatto, aiuta la mafia". Per Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, "é un  colpo alle spalle ai poteri di controllo, una norma che porta all'oscurità e che  non avrebbe lasciato raccontare, ad esempio, del caso Parmalat". Per questo,  aggiunge, "é necessaria un'opposizione forte, anche degli esponenti del centro  destra che hanno il senso della libertà". Mentre per i Viola Gianfranco Mascia  ribadisce "il rispetto dovuto agli articoli della Costituzione", si dice  momentaneamente soddisfatto della "risposta ragionevole" del Presidente  Schifani, Guido Columba, presidente dell'UNCI. "Ora - dichiara - attendiamo di  vedere nel gioco di maggioranza e opposizione quanto questa ragionevolezza  diventerà argomento legislativo". A fine mattinata in piazza arriva anche il  capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro. "Non si farà alcun procedimento  affrettato - assicura - Se siamo tutti mossi dal buonsenso di bilanciare  interessi di rilievo costituzionale, credo che una strada potremmo trovarla".

 

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Quaderno sul Ddl Alfano

 

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